I Grandi pieni di ruggine: El maestro que prometió el mar dialoga con Titù

Titù, edito da Orecchio Acerbo,2021, di Claudine Galea e Goele Dawanckel, Traduzione di Francesca Lazzarato.
Titù, edito da Orecchio Acerbo,2021, di Claudine Galea e Goele Dawanckel, Traduzione di Francesca Lazzarato.

Ritorno a scrivere dopo aver passato giornate intense immersa nelle pagine, parole e immagini grazie alla possibilità di essere parte della giuria dei lettori e delle lettrici per il Festival di Letteratura per ragazzi Gianni Rodari (12-27 ottobre Città di Omegna), un’occasione unica per la quale ringrazio infinitamente la Professoressa Marnie Campagnaro, la Dr. Chiara Malpezzi e la Dr. Corina Laasch, come perfezionata del corso di perfezionamento LETIN dell’Università di Padova.


Giorni che sembrano essere scivolati dalle dita, un’opportunità di arricchimento che porterò sempre nel cuore.

Ed ora le parole, le illustrazioni e lo sfogliare di pagine fanno capolino ancora una volta in Scintille di carta.

Lo sfogliare di pagine è accompagnato, questa volta, dall’arte cinematografica. 
“El maestro que prometió el mar” (Spagna, 2023) per la regia di Patricia Font.



Il maestro che promise il mare, in italiano, accende i riflettori sul dolore della Guerra Civile spagnola che ancora oggi ha tante domande alle quali, probabilmente, non si avrà mai risposta, dove domina comunque la speranza di una memoria storica necessaria per comprendere il proprio passato e vivere il proprio futuro, come ben interpreta magistralmente Laia Costa (Ariadna). Il racconto racchiude la storia di Antoni Benaiges (interpretato dal talentuoso Enric Auquer), giovane maestro originario di Tarragona, che insegnò alla scuola elementare di Bañuelos de Bureba.

La pedagogia di Benaiges si fonda sulla pedagogia di Célestin Freinet, pedagogista francese fondatore della pedagogia popolare, gli alunni e le alunne del maestro Antoni sono quindi il centro delle sue lezioni, dove sono coinvolti e massimi protagonisti nelle decisioni e nell’apprendimento stesso: espressione libera e cooperazione si soppiantano ai dogmi cattolici presenti sino ad allora nella scuola. Cosa che non piacque a molti naturalmente.

La parola degli alunni prende forma, diviene oggetto, permane fissa impressa nelle pagine dei “Cuadernillos” (quadernini) che loro stessi progettavano, scrivevano e illustravano. Uno di questi è dedicato al mare, molti di loro non hanno mai visto il mare, ed è da questo forte desiderio che nasce la pubblicazione scolastica dal titolo: “El mar, la visión de unos niños que no lo habían visto nunca” stampato nel gennaio del 1936, al suo interno si potevano leggere i pensieri, i desideri dei bambini e delle bambine :

“El mar debe ser muy ancho, muy hondo y muy grande. La gente va ahí a bañarse. Yo no he visto nunca el mar. El maestro dice que iremos a bañarnos”

Una pubblicazione stampata in classe grazie a una macchina tipografica acquistata dallo stesso insegnante.

De Sergi bernal - Trabajo propio, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=150976958
De Sergi bernal - Trabajo propio, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=150976958

Il maestro promise quindi ai suoi alunni, ed alunne, di portarli a vedere il mare, per la precisione li avrebbe portati nella sua casa familiare di Mont-Roig del Camp; per convincere i genitori, che già non vedevano di buon occhio questo maestro rivoluzionario, fece portare a casa questi scritti a testimoniare e a dare ulteriore eco alle parole dei bambini, un invito ad ascoltare i propri/e figli/e. Non senza difficoltà, i genitori, finalmente diedero il permesso di poter andare a vedere il mare.

Una promessa, che, purtroppo lo scoppiare della Guerra Civile impedirà: vite interrotte, sogni infranti che proprio come dei cristalli in frantumi feriscono e segneranno per sempre le vite dei protagonisti.

Un film che ti consiglio di guardare in lingua originale per apprezzarne il colore linguistico, ma disponibile anche in italiano, e che mi ha fatto pensare a Titù, edito da Orecchio Acerbo,2021, di Claudine Galea e Goele Dawanckel, Traduzione di Francesca Lazzarato.

Un albo illustrato rettangolare, dove le illustrazioni richiamano la corrente espressionista in particolare l’opera di Ernst Ludwig Kirchner, le illustrazioni a tutta pagina ti rapiscono e ti trascinano nella storia. Titù è un bambino silenzioso, non ama parlare, e gli adulti questo proprio non lo vogliono accettare. Ma nemmeno i compagni di scuola.

Forse è perché il silenzio, è una dimensione non concepita? Mette a disagio? Non lo puoi controllare? Titù trova le parole innecessarie: con gli occhi si possono raccontare tante cose.

Titù scappa dalle pressioni che gli vengono fatte e ci racconta che “nuvoleggia con le nuvole, sfarfalla con le farfalle o formicola con le formiche…”. Titù chi sei? “Sono lucciola. Luna lucertola lumaca…” Titù è tante cose, Titù è tante emozioni oppure è niente, è silenzio.”

Ma il silenzio, lo sappiamo, non è niente.

Titù Orecchio acerbo



I caratteri tipografici che si stagliano sulle pagine bianche sono veri e propri urli, dette ad alta voce, sembra di sentirle solo guardandole, si alternano a caratteri piccoli, ma di una forza inesorabile che arrivano dritto, come un gancio, parole piene di poesia e di realtà, versi che raccontano i grandi che sono, siamo, fatti di ruggine, che ormai hanno perso la volontà di guardare e parlano senza ascoltare, ripetono per essere sicuri d’essere compresi.


Titù Orecchio acerbo



Titù fa entrare i lettori nel suo Mondo, nel suo Paese: illustrazioni a tutta pagina, silenti dove la coloristica e l’illustrazione prendono il sopravvento, che causano in qualche modo uno straniamento nel lettore, che si trova o può trovarsi smarrito (probabilmente solo se è un adulto).

Titù non trova via di comunicazione con i grandi e allora ecco che probabilmente se avesse incontrato un maestro come Antoni Benaiges che afferma nel film che:


“¡Los niños tienen que ser lo que ellos quieran, pero sobre todo tienen que ser niños!”

Probabilmente avrebbe lasciato uno spiraglio a noi adulti, una possibilità da cui sicuramente avremmo potuto imparare molto, toglierci la ruggine e ritornare a guardare.

Per approfondimenti. qualche immagine in più e bibliografia relativa alla figura di  ti invito a iscriverti alla mia newsletter : Scintille di carta - QUI.


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